Sfide ambientali legate ai rifiuti marini


UN AMBIENTE MARINO FORTEMENTE MINACCIATO


Osservazione a una profondità di 2000 m (©Exploration Ifremer RAMOGE 2018)

Il Mar Mediterraneo è una delle aree naturali più ricche al mondo a livello di biodiversità. Infatti, pur rappresentando solo l’1% della superficie totale degli oceani, esso ospita oltre il 10% delle specie conosciute, tra le quali si annoverano molte specie endemiche e pelagiche in via di estinzione.

Poiché il Mediterraneo è un mare chiuso che rinnova le proprie acque solo ogni 90 anni, il suo ecosistema è ancora più vulnerabile alle minacce di inquinamento.

Le caratteristiche specifiche del Mediterraneo e dei flussi che lo attraversano contribuiscono all’accumulo di rifiuti. Gli scambi limitati con l’oceano favoriscono il ristagno dei rifiuti, a cui si aggiungono gli apporti supplementari provenienti da fiumi e aree urbanizzate. Le coste densamente popolate e il forte sviluppo turistico aumentano la quantità di rifiuti scaricati in mare. Allo stato attuale i 22 paesi costieri sono abitati da oltre 500 milioni di persone, 7% delle quali vivono sul litorale. Inoltre, il Mediterraneo è attraversato dal 30% del traffico marittimo mondiale e le correnti marine svolgono un ruolo importante nella dispersione dei rifiuti.

Nel 2018, l’Accordo RAMOGE ha esplorato alcune zone profonde dove è stato osservato l’accumulo di rifiuti.

François GALGANI, oceanografo dell’IFREMER, che da circa 30 anni studia i rifiuti marini soprattutto nella regione del Mediterraneo nord-occidentale, spiega questo fenomeno:

“Sui fondali del Mediterraneo i rifiuti si accumulano perlopiù nei canyon, dove le correnti sono più deboli. In queste zone sono state rinvenute le densità più alte del mondo di macro-rifiuti (fino a 1,3 milioni), specialmente nei canyon più vicini ai grandi agglomerati urbani. Anche le zone profonde dell’area RAMOGE sono interessate da questo fenomeno, come è stato dimostrato durante la campagna 2018 condotta nella regione PACA, in Liguria e nel Principato di Monaco. Nelle aree costiere i rifiuti sono costituiti prevalentemente da oggetti monouso, mentre in corrispondenza delle montagne sottomarine derivano principalmente dal settore della pesca (pezzi di reti, lenze, ecc.). Essi hanno forti interazioni con le specie bentoniche, in particolare con le specie ramificate più fragili come gorgonie e spugne.

Durante la campagna RAMOGE e i lavori condotti nel Mar Tirreno, gli studi più recenti hanno rilevato concentrazioni molto elevate di microplastiche nei sedimenti profondi, in particolare nelle zone in cui convergono le correnti da cui sembra dipenderne la distribuzione in profondità. Pertanto, le misure di riduzione attuate sulla costa possono prevenire l’apporto di rifiuti in profondità e i relativi impatti sulle specie marine.”

ORIGINE E TIPOLOGIA DEI RIFIUTI MARINI

Per rifiuti marini si intendono tutti gli oggetti o materiali che, volontariamente o involontariamente, vengono buttati in maniera inadeguata e si ritrovano sulle spiagge e in mare (in superficie, nella colonna d’acqua o sul fondale). Sono costituiti da vari materiali come plastica, metalli, vetro, carta, tessuto, legno, prodotti naturali, ecc. e possono essere di dimensioni diverse: dai macro-rifiuti (visibili a occhio nudo) ai micro-rifiuti (<5 mm), che possono trasformarsi in nanoparticelle (<1 µm).

Secondo gli esperti, l’80% dei rifiuti presenti nel Mediterraneo è di origine terrestre.

I rifiuti possono essere:

  • Buttati a terra o abbandonati nell’ambiente. Questi rifiuti, trasportati da acque reflue o di scolo, si uniscono ai corsi d’acqua e in questo modo arrivano in mare. È questo il caso di milioni di rifiuti domestici (carta, imballaggi alimentari spesso di plastica, mozziconi di sigaretta, bottiglie e lattine, ecc.) che quotidianamente vengono trasportati dall’entroterra al mare. Le attività ricreative e il turismo contribuiscono in maniera significativa alla produzione di questa tipologia di rifiuti;
  • Buttati direttamente da attività professionali, industriali, agricole o legate al trasporto. Possono anche derivare da comportamenti illegali come depositi e discariche abusive situate vicino ai corsi d’acqua;
  • Buttati direttamente sulla spiaggia o in mare da individui o dispositivi di navigazione. La pesca, ad esempio, è una fonte importante di macro-rifiuti galleggianti (reti, tappi, lenze, cime, ecc.).

Tutte queste fonti portano a un’ampia dispersione di rifiuti. Tra i 14 milioni di tonnellate che annualmente verrebbero scaricate in mare dalla terraferma, vi sono circa 8 milioni di tonnellate di materie plastiche, numero che continua ad aumentare per via della crescente produzione industriale. Queste enormi quantità di rifiuti rappresentano una minaccia diretta per la fauna e la flora, e una minaccia indiretta per l’uomo.

GLI IMPATTI AMBIENTALI

Gli impatti diretti riguardano la biodiversità e la qualità dell’ambiente marino:

SUI FONDALI MARINI

La principale minaccia per il fondale marino è legata alla forte presenza di rifiuti plastici e/o metallici che possono creare zone di accumulo in profondità andando a colonizzare nuovi habitat. La presenza di rifiuti sul fondale può altresì modificare, a livello locale, gli scambi e i flussi idrici e sedimentari.

SULLE SPECIE

I rifiuti hanno un impatto su specie quali mammiferi marini, tartarughe marine, uccelli, pesci, invertebrati e crostacei. Le tre principali modalità di interazione e/o cause di mortalità sono l’aggrovigliamento, l’ingestione e il trasporto di specie (fenomeno di colonizzazione invasiva).

  • L’aggrovigliamento nei rifiuti, come ad esempio le reti da pesca o i sacchetti di plastica, può provocare il soffocamento, lo strangolamento o lesioni di altra natura. È questa la principale causa di mortalità per molte specie di grandi vertebrati.
  • L’ingestione di rifiuti, che vengono inghiottiti insieme al cibo, può provocare casi di ostruzione e occlusione intestinale, soffocamento e intossicazione. Inoltre, benché in misura minore, gli organismi marini possono essere contaminati da sostanze inquinanti che vengono rilasciate nel naturale processo di degradazione dei rifiuti.
  • La colonizzazione da specie invasive è provocata da alcuni organismi che utilizzano i rifiuti per sportarsi verso nuovi territori, generando così una dispersione di specie esotiche che possono risultare nocive (alghe tossiche, microorganismi patogeni, ecc.). Queste specie rischiano di compromettere l’equilibrio delle popolazioni locali, in particolare del plancton, o dei loro predatori.

SULLE COSTE

L’accumulo di rifiuti sulle spiagge degrada l’ambiente e compromette l’interesse turistico. Inoltre, alcuni rifiuti possono rappresentare un rischio per la salute.