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L’impatto dei rifiuti in plastica sui mammiferi marini nel santuario Pelagos


Questo articolo è stato redatto da: Maria-Cristina Fossi, Membro del Comitato scientifico e tecnico dell’Accordo Pelagos e Professore ordinario di Ecologia ed Ecotossicologia dell’Università di Siena e Costanza Favilli, Segretario esecutivo dell’Accordo Pelagos.

Balenottera comune (Balaenoptera physalus), osservata al largo dell’Isola d’Elba nell’estate 2019

Il Santuario Pelagos è caratterizzato da una biodiversità straordinaria. In quest’area, nella quale convivono tra il 4% e il 18% delle specie marine, sono regolarmente osservate otto specie di cetacei.

Il Santuario è caratterizzato da numerose pressioni antropiche, quali ad esempio lo sviluppo urbano, il traffico marittimo, il turismo costiero, l’inquinamento, ecc. Esse sono esacerbate dai limitati scambi delle acque del Mar Mediterraneo con quelle degli oceani e da fenomeni di portata globale, quale ad esempio i cambiamenti climatici. Una delle problematiche emergenti che interessa l’intero bacino mediterraneo e quindi anche il Santuario Pelagos è rappresentata dalla presenza di rifiuti plastici che, frammentandosi (attraverso agenti chimico-fisici), portano alla formazione di microplastiche, ovvero frammenti di materiale dal diametro inferiore ai 5 mm.

QUALI SONO GLI IMPATTI DI TALI RIFIUTI?

Numerosi studi scientifici hanno evidenziato come i rifiuti plastici costituiscano un pericolo per invertebrati, pesci, tartarughe marine, uccelli e in particolare per i mammiferi marini. In effetti, i cetacei possono ingerire rifiuti plastici per errore confondendoli con una preda (cfr. foto), provocando così:

Inoltre, molte specie di mammiferi marini si nutrono principalmente in aree pelagiche, zone in cui hanno tendenza ad accumularsi grandi quantità di microplastiche. È questo il caso della balenottera comune (Balaenoptera physalus), secondo animale più grande al mondo e specie emblematica del Santuario. La balenottera comune filtra, attraverso i fanoni, migliaia di metri cubi di acqua che le consentono di alimentarsi di krill e di plancton. Questa intensa attività di filtrazione induce la balenottera a ingerire anche un elevato quantitativo di microplastiche e di contaminanti ad esse associati provocando una diminuzione dell’apporto nutritivo ed esponendo la specie a molte delle problematiche sopraelencate.

L’attuazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti marini nel Mediterraneo della Convenzione di Barcellona e la Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino dell’Unione Europea sono tappe importanti che meritano di essere sostenute, anche attraverso un cambiamento dei comportamenti individuali, elemento fondamentale affinché i rifiuti plastici non costituiscano più una minaccia per la vita dei mammiferi marini, sentinelle carismatiche della salute dei mari e degli oceani.